Per la selezione delle immagini e dei contenuti raccolti dal progetto “Forestbeat” si è voluto insistere soprattutto sugli aspetti strettamente biologici delle faggete vetuste del PNALM, per divulgarne la sorprendente varietà e ricchezza. Come abbiamo visto, queste antiche foreste rappresentano dei veri e propri “serbatoi” di biodiversità, in quanto sono l’habitat d’elezione per moltissime specie diverse e un “palcoscenico” dove avvengono avvincenti dinamiche evolutive. Pertanto, sono da considerarsi dei preziosissimi laboratori all’aria aperta per la conduzione di ricerche scientifiche, per esempio come quelle indirizzate alla ricostruzione della storia climatica di un certo territorio o allo studio delle relazioni tra gli organismi che in esse vivono, oppure utilissime per la verifica di strategie di conservazione. Le foreste in salute, poi, sono dei luoghi straordinari e funzionali per la ricreazione psico-fisica delle persone: è ormai dimostrato come le sostanze rilasciate da molte specie di piante o, più semplicemente, il verde del fogliame abbiano un effetto benefico e duraturo sulla nostra psiche.
Ma non è tutto qui. Gli alberi rivestono infatti anche un’enorme importanza pratica per la nostra stessa esistenza. Tralasciando in questo contesto il potenziale sfruttamento degli alberi per estrarne legname e combustibili, non si possono non citare alcuni servizi insostituibili, se non propriamente essenziali, che le foreste non gestite svolgono per noi, ogni giorno e… del tutto gratuitamente! Una foresta matura, come sappiamo, è un sistema biologico molto complesso, ma assai ben organizzato, in cui si attuano continuamente processi chimici e fisici importantissimi non solo per il suo stesso mantenimento, ma anche per lo stato di salute dell’ambiente che la circonda. E gli alberi sono i responsabili di molte di queste “operazioni”, che essi compiono non solo durante il corso della loro esistenza, ma, incredibilmente, anche dopo la morte.